martedì 30 settembre 2014

Tsantsa della tribù Shuar - Jivaros

ref. n°3 - scaffale n°3 settore H


 
Altro reperto del famoso viaggio in Amazzonia del professor De Bedenettis. In una cassa di legno malconcia, avvolta in un panno c'era un trofeo rituale di una popolazione indigena del Rio delle Amazzoni. Era una TsanTsa. Una tipica testa rituale rimpicciolita preparata dagli indigeni  collettivamente noti come Jivaros dell' Equador e del Perù. Le tribù conosciute, capaci di utilizzare questa tecnica sono quelle degli Shuar, degli Achuar, gli Humbisa e gli Aguaruna.
La tsantsa in questione appartiene alla tribù degli Shuar (come riportato sull'etichetta posta dal professore alla base del trofeo) ma si ritiene che in altre casse possano esserci quelle relative alle altre tribù.
Lo scopo di questo rituale varia in base alla tribù che lo effettua. La tribù delgi Shuar ad esempio mummificava e rimpiccioliva le teste dei nemici, e la cerimonia era seguita da lunghi periodi di festeggiamenti. La tribù Aguaruna invece imbalsamava le teste dei capì tribù morti e ne cuciva occhi e bocca allo scopo di non far uscire l'anima dal corpo.




Il procedimento per la preparazione delle tsantsas inizia con l'asportazione dello scheletro della testa. Con un coltello di bambù, si pratica un'incisione verticale dalla base del collo fino al vertice della testa, facendo attenzione a risparmiare i capelli. Si scolla la cute dal cranio facendo particolare attenzione alla faccia. Scollata la cute, il cranio viene gettato via. Si rovescia la testa e si cuciono dall'interno le palpebre. Si rovescia di nuovo la pelle e si cuciono le labbra con lunghe fibre. A questo punto si pone a bollire la testa in acqua contenente cortecce ricche di tannino. La pelle comincia a raggrinzirsi ed assumere una colorazione scura. Dopo un paio di ore, la testa si è ridotta ad un terzo delle dimensioni originarie. Terminata questa operazione, si cuce il taglio iniziale e si ridà forma alla testa. Si preparano quindi dei ciottoli roventi. Il primo, più grande, viene fatto roteare all'interno per eliminare i residui di parti molli. Ciò viene fatto fino a raffreddamento del sasso. Si passa quindi ad un ciottolo rovente più piccolo ripetendo l'operazione. Intanto, con un sasso piatto freddo si sfrega la pelle del volto all'esterno modellandola in maniera da conservare i lineamenti. Questo è un procedimento delicato. Si riempie quindi la testa con sabbia rovente e raschiando l'interno per eliminare ogni residuo di parti molli. La testa si sarà ridotta a un quarto delle dimensioni originali. La pelle viene quindi sfregata con carbone di legna per indurirla e darle la colorazione scura tipica. Si ritiene altresì che questo sfregamento con cenere impedisca al muisak, l'anima vendicatrice, dal venir fuori dalla testa.